La Corea del Nord lancia sei missili
Nel giorno dell'indipendenza americana - forse ci può essere qualche dubbio sull'orario visto che è avvenuto di notte - la Corea del Nord ha testato sei razzi in grado, secondo le aspettative, di attraversare l'oceano e sbarcare addirittura negli Stati Uniti, o forse in Canada. Su uno di loro, il Taepodong 2, potrebbe un giorno anche essere collocata una testata atomica.
Il presidente Bush ha reagito all'esperimento nordcoreano definendolo una "provocazione" studiata per infastidire gli Usa nella data del 4 luglio, giorno non casuale. Immediata la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che si riunirà questa mattina a New York (ora locale), per affrontare la crisi coreana.
La comunità internazionale, comunque, ha duramente condannato la "bravata" di Pyongyang, e già si preparano sanzioni. Il Giappone, che più di tutti si sente minacciato, le ha annunciate. Il Capo della segreteria del governo Shinzo Abe ha presieduto una riunione dei ministri interessati già alle sette del mattino mentre scattava tutta la rete dei contatti fra le grandi potenze. E' da un mese che, allertati dai satelliti, i servizi di informazione statunitensi erano sul chi vive e che, tramite fonti militari in Giappone, lo avevano fatto sapere anche alla stampa anglosassone e a quella locale.
Un cacciatorpediniere lanciamissili nipponico che era stato dislocato nella zona, ha seguito le traiettorie di tutti i razzi: si sono invariabilmente concluse al largo delle coste russe, a 5/600 chilometri a nordest dell'isola giapponese di Hokkaido. Una serie di buchi nell'acqua: invece di volare per migliaia di chilometri sopra il Pacifico portando verso gli Usa la più temibile minaccia aerea dall'epoca di Pearl Harbor, il missile intercontinentale, è precipitato dopo una quarantina di secondi nel mar del Giappone.
Come in uno spettacolo pirotecnico, prima del grosso vettore balistico Taepodong 2 sono stati sparati due missili a media gittata Rodong e poi altri tre (secondo alcune informazioni dei servizi sudcoreani sarebbero stati lanciati anche quattro ordigni a corto raggio).
Si è trattato di un brutto insuccesso oltre che per il Giappone, anche per la Corea del Sud e per il suo presidente Roh Moohyun, che negli ultimi tempi aveva fatto investimenti sempre più cospicui nel dialogo e nella distensione con il Nord. Non sembra casuale che il premier giapponese Junichiro Koizumi si sia finora astenuto dal parlare della crisi: proprio lui nel 2002 aveva detto di avere avuto dal leader nordcoreano Kim Jongil complete rassicurazioni su una moratoria missilistica.
Anche per la Cina, il più tradizionale alleato dei nordcoreani, sarà difficile non dare il suo nullaosta ai provvedimenti eventualmente decisi dalle Nazioni Unite: nelle ultime settimane, in piena sintonia con Seoul, Pechino aveva fatto di tutto per trovare soluzioni diplomatiche alla crisi sulla sua soglia di casa, ma alla fine non aveva potuto che ribadire la sua crescente preoccupazione.
Stato canaglia per gli Usa, la Corea del Nord ha fatto sapere per bocca di un rappresentante del ministro degli Esteri che "quanto fanno i militari non riguarda" la diplomazia nordcoreana.
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