Massimo Gramellini per “La Stampa”
Quell’anima nobile di Paul McCartney vuole bloccare il treno ad alta velocità che migliorerà sensibilmente la vita dei pendolari londinesi, per una ragione da lui ritenuta nobilissima: passa sotto la moquette del suo studio di registrazione, provocando «un’interferenza alle mie attività musicali». Ascoltate le canzoni degli ultimi anni, il cambiamento potrebbe persino giovargli, ma bisogna riconoscere che questo McCartney No Tav è di una sincerità disarmante. Non contesta il progresso, ma la sua dislocazione all’interno di un’area geografica presidiata dagli affaracci suoi. Avrebbe potuto sputare fiele contro l’alta velocità e denunciarne i rischi per l’ambiente. Invece è andato diritto al punto: non la voglio perché non fa comodo a me. Un atteggiamento che lo avvicina a noi comuni mortali, sempre pronti a lamentarci dei parcheggi che mancano, purché non ce ne costruiscano uno sotto casa.
E’ giusto pretendere da un personaggio pubblico più coerenza? Di per sé nessun artista è tenuto a dare il buon esempio e a condurre un’esistenza che si concili con le sue opere. Seneca diceva: imitate i miei libri, non le mie azioni. Ma da quando McCartney è entrato a far parte della tribù dei Bono e spende la propria influenza per ergersi a paladino del bene universale nelle manifestazioni umanitarie, ha acquistato un’aureola di santità laica che gli impone un piccolo prezzo da pagare: come quello di cambiare studio di registrazione - lui che può - per far vivere meglio migliaia di pendolari che il binario non possono cambiarlo.
paese che vai TAV che trovi.......
=;disperat
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Al buio tutti i semafori sono neri... (m3t4llica)
"sono abituato a prendere sul serio anche me stesso quando scrivo vaccate... quindi prendo sul serio qualsiasi idiota come me"
(citazione dalle opere di QED, poeta Parmigiano del secolo scorso, non si sa se ancora in vita)