Berlusconi: "Il Ppe ci chiede di cacciare Prodi"
Il portavoce: "Non se ne è discusso a Berlino"
"I leader europei del Ppe ci hanno chiesto perché non mandiamo a casa questo governo visto che è l'unico in tutta Europa che fa maggioranza con i comunisti". Silvio Berlusconi, reduce dal vertice del Ppe ieri a Berlino, oggi a Fiuggi, alla terza conferenza degli amministratori locali azzurri denuncia le perplessità che ci sarebbero nei confronti del governo Prodi. Ma Clemente Mastella, leader dell'Udeur e anche lui presente al vertice di Berlino, precisa: "La cacciata di Prodi non era all'ordine del giorno: se così fosse stato, mi sarei alzato e sarei andato via. Ero con l'interprete e abbiamo votato un solo documento".
E dopo poche ore arriva anche la precisazione di Javier Jimenez, portavoce del Ppe: "L'unico punto in agenda del vertice era il cinquantenario dell'Unione europea", ha detto il portavoce riferendosi alle dichiarazioni di Berlusconi. Certo, ha aggiunto, "in via non ufficiale i leader possono dirsi quello che vogliono".
Sembra così smontarsi in poche ore il "caso" creato da Berlusconi. Parlando a Fiuggi, il leader di Forza Italia sembra aver interpretato a modo suo la riunione dei popolari europei e non ha risparmiato frasi dure: "Il governo ha trattato con i tagliagola e pretende ora di portare al tavolo della pace dei terroristi".
Sceso dal palco, però, l'ex premier ha corretto e misurato meglio le parole. "E' interesse del paese che il governo si dimetta" ha precisato. "L'interesse del paese ci dice che dobbiamo far dimettere questo governo il prima possibile" ma credo che "martedì noi dovremmo produrre un voto che sia risultato di una profonda riflessione, che ci apprestiamo a fare anche con gli alleati nella giornata di domani", ha detto ancora riferendosi alla prossima votazione per il rifinanziamento delle missioni all'estero.
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