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reciproche opinioni

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2008 15:08
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Eugenio Scalfari per “L’espresso” in edicola domani

Discutendo con amici della situazione presente, che certo non è tra le più semplici da interpretare e delle più liete da vivere per chi la pensa come me, qualcuno ha posto la domanda di chi sia il personaggio che più da vicino rappresenti i difetti degli italiani. Chi sia insomma l’arcitaliano del peggio.

Ci sono state varie risposte. C’è chi ha fatto il nome di Mussolini. Chi ha proposto Giulio Andreotti. Chi Berlusconi. Personaggi, come si vede, molto diversi l’uno dall’altro, con ciascuno dei quali tuttavia una larga maggioranza di italiani si è di volta in volta identificata per un lungo tratto di anni: vent’anni per Mussolini, altrettanti per Andreotti e già una quindicina per Berlusconi.

Ma uno degli amici con i quali si faceva chiacchiera su questo argomento più per passatempo che per analisi seria, alla fine se n’è uscito col nome di Beppe Grillo. E allora la chiacchiera svagata si è riscaldata e le opinioni si sono divise. Grillo - a suo modo - denuncia la casta politica e la licenzia ogni sera con il suo “Vaffa” che non risparmia nessuno: destra e sinistra, politici e magistrati, imprenditori e sindacati, banchieri e giornalisti. Una condanna generale di tutta la classe dirigente, dal Capo dello Stato all’ultimo dei portaborse, con l’intenzione che scompaiano dalla scena e non tornino mai più e con l’invito al popolo di prendere nelle sue mani il destino del Paese e di rivoltarlo sottosopra.

Questa condanna generale, che ha trovato nel libro di due valenti colleghi il suo vangelo, è ampiamente condivisa dal medio ceto e anche dai ceti popolari, operai, artigiani. Ma non soltanto: quelli che un tempo militavano all’estrema sinistra sono animati da sentimenti di rigetto analoghi, sicché intorno ai “Vaffa” che la voce rauca e urlante dell’ex comico autopromossosi a tribuno della plebe lancia puntualmente si è raccolta una vasta platea di italiani.

Lasciamoli governare!
Se Beppe Grillo è il personaggio che meglio incarna i difetti degli italiani ma, nello stesso tempo, è il leader di tutti coloro che avversano la casta dei potenti e dei privilegiati, si dovrebbe arrivare alla paradossale conclusione che se Grillo rappresenta il peggio la casta rappresenterebbe il meglio del Paese. Paradosso certamente inaccettabile.

Ecco perché la discussione su Grillo incattivisce gli animi, divide opinioni un tempo concordi ed ha contribuito in modo non marginale alla vittoria elettorale del “Popolo della Libertà”. Ho scritto domenica scorsa su “Repubblica” che Grillo dissoda il terreno sul quale Berlusconi e Bossi gettano i semi e raccolgono i frutti; se guardate al fondo delle cose vi accorgerete che esse stanno esattamente in questa maniera.

L’ultima impresa di questo scarmigliato profeta ha preso di mira Vincenzo Visco e l’Agenzia delle entrate, rei di aver pubblicato sul sito Internet della stessa agenzia le dichiarazioni dei redditi di tutti i contribuenti, già rese pubbliche da una legge vigente fin dal 1973 (ministro delle Finanze Rino Formica). La legge non prevede che le dichiarazioni siano rese note on line poiché all’epoca Internet non esisteva, ma successivamente alcuni giornali utilizzarono questa nuova tecnologia senza che l’Agenzia della privacy avesse nulla da eccepire.

Ma il Grillo di oggi ha da eccepire (e con lui il Codacons) e paragona la diffusione dei 740 ad una sorta di crocifissione, un martirio che deve esser pagato severamente dagli aguzzini e cioè da Visco. A sua volta l’Agenzia della privacy è entrata in fibrillazione e così pure la Procura di Roma che ha aperto un’indagine contro ignoti.

Ma perché Grillo si agita? La risposta è semplice: nell’elenco dei contribuenti c’è ovviamente anche il suo nome (ed anche il nostro); risulta che nell’anno in questione il Profeta abbia dichiarato un reddito di 4 milioni e 200 mila euro. In questa notizia non c’è nulla di scandaloso se non un aspetto: Grillo non ha un lavoro retribuito, la sua esclusiva attività già da molti anni è appunto quella del Profeta politico che “giudica e manda”. Naturalmente alle sue adunate in teatro i partecipanti pagano un biglietto di ingresso, i più entusiasti versano contributi per finanziare i raduni e acquistano i Dvd dove sono raccolte le parole del tribuno.

Questi incassi - ripetiamolo - dovrebbero servire a preparare e diffondere nuove iniziative ma evidentemente c’è un sovrappiù che Grillo considera come proprio reddito personale e che nell’anno in questione ha lasciato nelle sue mani l’equivalente di 8 miliardi di vecchie lire. Il Nostro, come molti, predica bene e razzola malissimo. Perciò mi sembra giusto annoverarlo tra i personaggi emblematici dell’Italia peggiore.

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Da www.beppegrillo.it

L’impiegato di banca Eugenio Scalfari nasce a Civitavecchia nell’aprile del 1924. Collabora al giornale fascista: “Roma Fascista”. Nel dopoguerra si fa crescere la barba per non farsi riconoscere dai partigiani. Diventa liberale e bancario alla Banca Nazionale del Lavoro. L’amore per le banche e per i soldi lo accompagnerà per tutta la vita. Diventa radicale e giornalista.

Scrive il grande pezzo: “La Russia ha già vinto la grande sfida?” in cui afferma: “Nel 1972 l’Urss sarà addirittura passata in testa non soltanto come potenza industriale ma anche come livello di vita medio della sua popolazione. Tutti i vecchi luoghi comuni della maggiore efficienza dell’iniziativa privata e dell’enorme sperpero di ricchezze che inevitabilmente si accompagna al collettivismo, cadono come castelli di carta di fronte ai risultati raggiunti in quarant’anni dall’economia sovietica”.

Dopo una breve riflessione diventa socialista e consigliere comunale. Fa carriera. Diventa deputato e firmatario di un documento contro il commissario Luigi Calabresi. Applaude all’assalto di extraparlamentari al Corriere: “Questi giovani ci insegnano qualcosa(…) l’assalto alle tipografie può essere un ammonimento per tutte quelle grandi catene giornalistiche abituate(…) a nascondere le informazioni, a manipolare le opinioni pubbliche”.

Per coerenza fonda La Repubblica, parte di una grande catena abituata a nascondere le informazioni e a manipolare le opinioni pubbliche. Diventa il grande vecchio di sinistra con il grande portafoglio a destra. Anno dopo anno diventa demitiano, repubblicano, comunista, pidiessino, pidino. Dove passa non cresce più l’erba. L’ultimo successo è stato Walterloo.

Ha di sé una grande opinione che illustra nel sermone domenicale di Repubblica e ogni volta che gli viene offerta la possibilità. Nel libro: “Incontro con Io” ha svelato: “Ho finalmente raggiunto la pienezza di me”. Montanelli ha detto: “Conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante. Senza, per carità, allusione a Scalfari. Solo come promemoria”.

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