Chinaglia, richiesto l'arresto per estorsione e aggiotaggio

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phybes
00venerdì 13 ottobre 2006 09:00


Estorsione ed aggiotaggio. Con queste accuse il nucleo valutario della Guardia di Finanza ha eseguito nove ordinanze di custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta della procura della Repubblica di Roma sulla scalata alla società sportiva Lazio. Colpito dal provvedimento anche l'ex bandiera del club biancoceleste Giorgio Chinaglia, attualmente all'estero.
Gli inquirenti hanno disposto anche una serie di perquisizioni in abitazioni e uffici di Roma, Milano, Napoli e Trieste.

L'indagine della magistratura romana, partita dalle denununce del presidente della Lazio Claudio Lotito in seguito alle ripetute minacce di morte nel caso non avesse ceduto la società, prende in esame la scalata al club, mediata nei mesi scorsi proprio da Chinaglia che aveva parlato di un interessamento di un gruppo ungherese. Tra le persone colpite da ordinanza (tutte finite in carcere ad eccezzione di Chinaglia) anche quattro irriducibili della Lazio, Fabrizio Toffolo, Juri Alviti, Fabrizio Piscitelli e Paolo Arcivieri. Gli altri destinatari del provvedimento sono Guido Di Cosimo, Giuseppe Bellantonio, un cittadino di origine ungherese Zoltan Slivas ed Enrico Bruno, che deve rispondere però soltanto di aggiotaggio informativo.

Per l'ex bomber biancoceleste non si tratta del primo guaio con la giustizia. Nella scorsa primavera il nome di Chinaglia era stato iscritto nel registro degli indagati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli nell'ambito di un'inchiesta parallela a quella condotta nella capitale. I pm napoletani Raffaele Cantone e Alessandro Milita ipotizzano nei confronti dell'ex calciatore il reato di riciclaggio aggravato dall'articolo 7, ovvero per avere agevolato l'attività della camorra.

Chinaglia nel corso dell'indagine è stato anche destinatario di un decreto di perquisizione eseguito dalla Guardia di Finanza. Indagati insieme a lui dalla magistratura napoletana anche due promotori finanziari ed un imprenditore casertano. L'inchiesta riguarda un presunto riciclaggio di denaro da parte del potente clan dei Casalesi e tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti vi sarebbe anche quella di un tentativo di acquisto della Lazio per riciclare denaro.

Tutto inizia a cavallo tra il 2005 e il 2006, quando Chinaglia rientra in Italia dagli Stati Uniti e sostenendo di parlare a nome di un fantomatico gruppo farmaceutico ungherese, fa sapere di essere disposto a incontrare Lotito per una trattativa finalizzata alla vendita della società. Dichiarazioni pubbliche, quelle di Chinaglia, che avrebbero determinato anomale e ripetute oscillazioni del titolo in Borsa, segnalate poi dalla Consob in una informativa finita sul tavolo dei pm Stefano Rocco Fava, Elisabetta Ceniccola e Vittoria Bonfanti che hanno affidato gli accertamenti alla Guardia di Finanza.
Boghey
00venerdì 13 ottobre 2006 11:30
Giorgione ;=tie
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