Non è cambiato il copione del processo Ruby, in cui Silvio Berlusconi è imputato per concussione e prostituzione minorile.
L'udienza, per la terza volta consecutiva, è stata rinviata per i problemi di salute dell'ex premier e il tribunale, per cercare di
chiudere un dibattimento che avrebbe dovuto terminare al più tardi alla fine di gennaio, è stato costretto a fissare, oltre a quella di lunedì prossimo, altre tre udienze: il 20, il 21 e il 25 marzo. Decisione che, come sempre, ha provocato le proteste della difesa, che ha parlato di "cosa fuori dal sistema" e "grave", contraria a quanto aveva "auspicato" il presidente Giorgio Napolitano.
E rischia di slittare anche il processo d'appello sui diritti tv di Mediaset. Prima della sentenza, prevista per sabato 23 marzo, è fissata una sola udienza, in calendario sabato 16. Per quel giorno, però, i difensori di Berlusconi (già condannato in primo grado a quattro anni per frode fiscale) hanno già preannunciato una nuova richiesta di rinvio per legittimo impedimento.
Ancora una volta è andato in scena il solito ed ennesimo scontro fra i legali dell'ex capo del governo e i magistrati milanesi. Uno scontro che, come si è visto in passato, si riaccende soprattutto quando avvicina la sentenza. Nel tentativo, spesso andato in porto, di farla slittare. Nel pomeriggio, quando si è tornati in aula, sono bastate le richieste di un certificato medico sulle condizioni del leader del Pdl, ancora ricoverato in una suite al San Raffaele, e di "osservare - sono le parole dell'avvocato Niccolò Ghedini - il legittimo impedimento" già concesso due giorni prima, per portare il tribunale a rinviare. Prorpio a causa dei persistenti "
sbalzi di pressione" di Berlusconi, la conclusione della requisitoria del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm Antonio Sangermano, già saltata per tre volte, salvo un ulteriore stop è rimandata a lunedì.
In più, il collegio ha aggiunto altre tre date nella speranza di entrare in camera di consiglio per emettere il verdetto il 25 marzo. Anche se si prevedono nuovi legittimi impedimenti, in modo che il processo all'ex premier, cominciato il 6 aprile 2011 con una mole di testi e di atti istruttori, prosegua, come ha ripetuto più volte Ghedini, con tempi "normali". "Si fa esattamente il contrario di quello che il capo dello Stato ieri ha auspicato, cioè di dare a Berlusconi il tempo di esercitare i suoi diritti politici, e si fissano quattro udienze consecutive", ha tuonato Ghedini. "E' oggettivamente una cosa fuori dal sistema", ha aggiunto ricordando che in questo caso la prescrizione è nel 2020, che non ci sono detenuti e che non c'è, quindi "urgenza" di chiudere.
La richiesta sul caso Mediaset, invece, non è legata soltanto alle condizioni di salute dell'ex premier, ma anche alle nomine dei presidenti di Camera e Senato che
richiedono la presenza a Roma di Ghedini e Piero Longo, i due avvocati entrambi parlamentari del Pdl. Legittimo impedimento non solo per l'imputato, ma anche per i suoi difensori. Che sabato non saranno presenti in aula per impegni di natura parlamentare. Un eventuale accoglimento da parte del collegio presieduto da Alessandra Galli comporterebbe un allungamenti dei tempi per la sentenza.
Quanto all'ex presidente del consiglio, che è ancora in ospedale per problemi cardiovascolari dovuti alla terapia per curare l'uveite, l'avvocato ha spiegato che le sue condizioni sono simili a quelle di lunedì, quando i giudici, dopo una visita fiscale, hanno concesso il legittimo impedimento, e che quindi "oggi non era necessario un certificato medico". L'avvocato, ricordando che l'indicazione era riposo per sei-sette giorni, ha riferito che il Cavaliere "sta decorosamente.
Può darsi che nelle prossime possa lasciare l'ospedale, magari con l'accompagnamento di un medico", anche se rimane sempre "il problema di affrontare lo stress di un'udienza".