Pane per la dentiera dell'ingegnere: Un pianeta sempre più caldo

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phybes
00venerdì 6 aprile 2007 00:42


di ALESSANDRO FARRUGGIA

“C’è maggiore e più forte evidenza che i cambiamenti climatici stanno interessando i sistemi naturali e non naturali nella criosfera e ora c’è evidenza degli effetti provocati anche sull’idrologia e le risorse idriche, le zone costiere e gli oceani…”. E’ un quadro dettagliato e comprensibilmente preoccupato quello che emerge dal rapporto del secondo gruppo di lavoro (WG2) dell’IPCC _ il gruppo di esperti incaricato dalle Nazioni Unite di investigare sul cambiamento climatico _ che sarà reso noto domani (e la cui bozza, al solito, anticipiamo).

Quello del WG2 è uno studio sugli effetti del cambiamento climatico. Quello futuro e quello attuale dato che, osserva l’IPCC “ci sono nuove evidenze che il recente cambiamento climatico stia fortemente interessando i sistemi biologici naturali, sia quelli terrestri che quelli marini”. Del domani non v’è certezza tranne che una: le temperature aumenteranno.

Un pianeta molto più caldo
Le simulazioni aiutano a capire. Entro fine secolo nei mesi di novembre dicembre e gennaio le temperature cresceranno in Nord Europa tra i 4 e i 7 gradi e in Sud Europa tra i 2,2 e i 4,5 gradi. In estate (giugno-luglio-agosto) l’aumento sarà invece maggiore alle latitudini più basse. Se nel Nord Europa le temperatire cresceranno tra i 2 e i 5 gradi, nel Sud Europa si innalzeranno tra i 3 i 7 gradi (e con una riduzione della piovosità che oscillerà tra il 10 e il 60%, che metterà in crisi l’agricoltura). E a livello planetario che cose andranno anche peggio: basti pesare agli aumenti di temperatura tra i 7 e i 16 gradi nelle aree polari.

Aumenta lo stress idrico
Per quanto riguarda le risorse idriche la popolazione ad alto rischio di stress oscillerà tra 1 e 2 miliardi di persone nel 2050 e tra 1,1 e 3,2 miliardi di persone nel 2080. Le aree semiaride sono quelle più a rischio di registrare deficit seri di acqua: il Wg2 pone l’attenzione sui paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, Stati Uniti occidentali, Sud Africa, Nordeste del Brasile e l’Australia Orientale. L’aumento dello stress idrico aggraverà anche l’inquinamento dei corpi idrici, non effetti su salute umana, affidabilità dlele forniture di acqua ed ecosistemi. L’accentuata stagionalità, frutto anche della riduzione della copertura nevosa determinerà una riduzione della produzione idroelettrica. Si parla di un - 6% medio al 2070 in Europa, con picchi del 20-50% nei paesi mediterranei.

Biosfera: a rischio una specie su tre
Un conto pesante lo pagherà anche la biosfera, che entro la fine del secolo rischia di diventare un emettitore netto _ anziché un “assorbitore” _ di Co2. Con un aumento di temperatura superiore ai 2-3 gradi ci si attende che per il 20-30% delle specie (con variazioni regionali che vanno dal 1 all’80%) aumenti il rischio di estinzione. L’innalzamento della temperatura comporterà cambiamenti sostanziali dei biomi. Gli ecosistemi più a rischioi sono la tundra, le foreste boreali, gli ecosistemi montani e quelli mediterraneo, le mangrovie e le paludi d’acqua salata, i reef corallini. Ad esempio, con un aumento di 3 gradi è a rischio il 50% della tundra e si estinguono completamente i coralli.

Agricoltura, bene al Nord male al Sud
Sul fronte della produzione agricola e forestale _ almeno per aumenti di temperatura tra 1 e 3 gradi _ è atteso un moderato aumento dallla produttività di cereali e pascolo nelle aree temperate, ma una riduzione della produttività agricola alle latitudini più basse, con effetti negativi sulla produttività e sul numero delle persone malnurtrite che non si ridurranno tanto quanto sarebbe stato senza i cambiamenti climatici.

Coste troppo esposte
I cambiamenti climatici avranno un effetto significativo sulle zone costiere che saranno interessate da un aumento del livello del mare tra 20 e 60 centimetri, un aumento di frequenza e intesità di cicloni e altri fenomeni estremi, da un aumento dlel’intrusione dlel’acqua salata nelle falde e nei fiumi e da un aumento della temperatura del mare tra 1 e 3 gradi. Gli effetti saranno negativi e occorrerà agire per ridurli: il WG2 avverte infatti che i costi per l’adattamento e la protezione delle coste saranno molto minori del costo dell’inazione.

Gli effetti sulla salute
I cambiamenti climatici avranno effetti prevalentemente negativi anche sulla salute, in particolare per quanto riguarda eventi estremi, gli effetti delle ondate di calore, la malaria (anche se in alcune zone il rischio diminuirà), la diarrea, la dengue, le malattie causate dall’ozono. Naturalmente i paesi che pagheranno il prezzo più alto sono quelli meno sviluppati.

Impatti regionali, l’Europa si divide
Pesanti e molto differenziati gli impatti regionali. Per quanto rigurda l’Europa si registerà un aumento delle alluvioni invernali nel Sud e di quelle da scioglimento delle nevi nell’Europa centrale e orientale. Il presentarsi di condizioni più calde e più secche aumenterà il rischio di siccità importanti riducendone (al 2070) il tempo di ritorno da 100 a 50 anni. Aumenterà, specie nell’area mediterranea, il rischio di incendi e di ondate di calore. Nel nostro continente l’aumento della temperatura sarà più alto in inverno nel Nord e in estate nel Sud. Le precipitazioni aumenteranno nel Nord e diminuiranno nel Sud, ma con marcate variazioni stagionali. Nell’aerea mediterranea sarà significativa la riduzione delle precipitazioni estive (30-45%). Questo avrà effetti sulla produttività agricola e forestale, generalmente positivi nel Nord Europa e negativi nel Sud. In aumento anche la percentuale di polazione a rischio stress idrico (dall’attuale 19% al 35% entro il 2070).
E’ prevista la scomparsa del 20% delle paludi costiere, mentre fino al 60% delle specie alpine sarà in pericolo, e i ghiacciai si ridurranno fra il 30 e il 70% entro il 2050. Fino al 50% delle specie europee sarà a vulnerabile, minacciata o a rischio di estinzione.
Il cambiamento climatico porrà infine nuove sfide per molti settori economici e modificherà la distribuzione delle attività economiche. Basti pensare all’agricoltura, al turismo, alla produzione idroelettrica e alle assicurazioni.
icsicsxx
00venerdì 6 aprile 2007 09:38
non me lo dica!

sono due giorni che mi sto sbellicando dalle risa per le fregnacce che sento in giro........

devo smettere o mi prenderà un coccolone


altro che zelig!
una curiosità: l'IPPC è quel delizioso ente tritamiliardi (di dollari)che pur sapendo di utilizzare algoritmi a senso unico, nei quali qualsiasi dato viene inserito garantisce sempre gli stessi risultati, continua a spacciarli per affidabili e realistici?

[SM=x234951]

[Modificato da icsicsxx 06/04/2007 9.40]

dr.Burt
00venerdì 6 aprile 2007 09:55
Re:

Scritto da: icsicsxx 06/04/2007 9.38
non me lo dica!

sono due giorni che mi sto sbellicando dalle risa per le fregnacce che sento in giro........

devo smettere o mi prenderà un coccolone


altro che zelig!
una curiosità: l'IPPC è quel delizioso ente tritamiliardi (di dollari)che pur sapendo di utilizzare algoritmi a senso unico, nei quali qualsiasi dato viene inserito garantisce sempre gli stessi risultati, continua a spacciarli per affidabili e realistici?

[SM=x234951]

[Modificato da icsicsxx 06/04/2007 9.40]




Lo sapeva?

La parola algoritmo deriva dal nome di "al-Khwarizmi", importante matematico arabo del nono secolo.

Al-Khwarizmi è famoso per averci insegnati i cosiddetti numeri arabi: la sua opera "(Libro) di al-Khwarizmi sui numeri indiani" fu tradotta in latino come "Algorismi de numero Indorum". Fu su questo libro che l'Europa intera imparò ad usare il sistema di notazione decimale posizionale.

Le procedure che permettevano di effettuare calcoli in notazione decimale divennero così note come "Algorismi" o "Algoritmi" e più tardi lo stesso termine fu applicato in generale alle procedure di calcolo necessarie per ottenere un determinato risultato.

Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi (questo era il suo nome completo) ci ha regalato anche un'altra parola: "algebra" deriva infatti dal titolo "Al-mukhtasar fi hisab al-jabr wa al-muqabala", un'altra delle sue opere.



L'ho appreso l'altra sera. Su Discovery Channel. [SM=x234972]
icsicsxx
00venerdì 6 aprile 2007 10:15
Re:
“C’è maggiore e più forte evidenza che i cambiamenti climatici stanno interessando i sistemi naturali e non naturali nella criosfera e ora c’è evidenza degli effetti provocati anche sull’idrologia e le risorse idriche, le zone costiere e gli oceani…”. E’ un quadro dettagliato e comprensibilmente preoccupato quello che emerge dal rapporto del secondo gruppo di lavoro (WG2) dell’IPCC _ il gruppo di esperti incaricato dalle Nazioni Unite di investigare sul cambiamento climatico _ che sarà reso noto domani (e la cui bozza, al solito, anticipiamo).

sono curioso di vedere il quadro dettagliato preparato da codesti “ESPERTI”


Quali siano queste evidenze vedremo domani;ma dovranno essere evidenti!!

Quello del WG2 è uno studio sugli effetti del cambiamento climatico. Quello futuro e quello attuale dato che, osserva l’IPCC “ci sono nuove evidenze che il recente cambiamento climatico stia fortemente interessando i sistemi biologici naturali, sia quelli terrestri che quelli marini”. Del domani non v’è certezza tranne che una: le temperature aumenteranno.

aspetto con ansia di vedere anche queste evidenze e ringrazio a nome della popolazione terrestre per l'approccio altamente scientifico l'aumento della temperatura nel futuro è una certezza (basata su che cosa non si saprà mai);

Un pianeta molto più caldo
Le simulazioni aiutano a capire. Entro fine secolo nei mesi di novembre dicembre e gennaio le temperature cresceranno in Nord Europa tra i 4 e i 7 gradi e in Sud Europa tra i 2,2 e i 4,5 gradi. In estate (giugno-luglio-agosto) l’aumento sarà invece maggiore alle latitudini più basse. Se nel Nord Europa le temperatire cresceranno tra i 2 e i 5 gradi, nel Sud Europa si innalzeranno tra i 3 i 7 gradi (e con una riduzione della piovosità che oscillerà tra il 10 e il 60%, che metterà in crisi l’agricoltura). E a livello planetario che cose andranno anche peggio: basti pesare agli aumenti di temperatura tra i 7 e i 16 gradi nelle aree polari.

simulazioni basate sul quel sempre delizioso modello matamatic/capzioso che usa 'IPCC o ICCCP o come cavolo si scrive?

Aumenta lo stress idrico
Per quanto riguarda le risorse idriche la popolazione ad alto rischio di stress oscillerà tra 1 e 2 miliardi di persone nel 2050 e tra 1,1 e 3,2 miliardi di persone nel 2080. Le aree semiaride sono quelle più a rischio di registrare deficit seri di acqua: il Wg2 pone l’attenzione sui paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, Stati Uniti occidentali, Sud Africa, Nordeste del Brasile e l’Australia Orientale. L’aumento dello stress idrico aggraverà anche l’inquinamento dei corpi idrici, non effetti su salute umana, affidabilità dlele forniture di acqua ed ecosistemi. L’accentuata stagionalità, frutto anche della riduzione della copertura nevosa determinerà una riduzione della produzione idroelettrica. Si parla di un - 6% medio al 2070 in Europa, con picchi del 20-50% nei paesi mediterranei.

anche tali affermazioni, a rigore di analisi scientifica andrebbero quanto mendo presentate con dati e proiezioni, anche faziose, e non girate come per sentito dire al bar dello sport in via Toti (ma capisco che è chiedere troppo!)
e se poi mi definiscono che è lo stress idrico..........


Biosfera: a rischio una specie su tre
Un conto pesante lo pagherà anche la biosfera, che entro la fine del secolo rischia di diventare un emettitore netto _ anziché un “assorbitore” _ di Co2. Con un aumento di temperatura superiore ai 2-3 gradi ci si attende che per il 20-30% delle specie (con variazioni regionali che vanno dal 1 all’80%) aumenti il rischio di estinzione. L’innalzamento della temperatura comporterà cambiamenti sostanziali dei biomi. Gli ecosistemi più a rischioi sono la tundra, le foreste boreali, gli ecosistemi montani e quelli mediterraneo, le mangrovie e le paludi d’acqua salata, i reef corallini. Ad esempio, con un aumento di 3 gradi è a rischio il 50% della tundra e si estinguono completamente i coralli.

che si intenderà per biosfera?
e che si intende per "a rischio"
e che si intende " ci si aspetta" è una approssimazione ad occhio?
ad esempio se tale aumento non ci sarà, come non c'è stato negli ultimi anni non succederà niente di tutto questo?

Agricoltura, bene al Nord male al Sud
Sul fronte della produzione agricola e forestale _ almeno per aumenti di temperatura tra 1 e 3 gradi _ è atteso un moderato aumento dallla produttività di cereali e pascolo nelle aree temperate, ma una riduzione della produttività agricola alle latitudini più basse, con effetti negativi sulla produttività e sul numero delle persone malnurtrite che non si ridurranno tanto quanto sarebbe stato senza i cambiamenti climatici.

??????????????????


Coste troppo esposte
I cambiamenti climatici avranno un effetto significativo sulle zone costiere che saranno interessate da un aumento del livello del mare tra 20 e 60 centimetri, un aumento di frequenza e intesità di cicloni e altri fenomeni estremi, da un aumento dlel’intrusione dlel’acqua salata nelle falde e nei fiumi e da un aumento della temperatura del mare tra 1 e 3 gradi. Gli effetti saranno negativi e occorrerà agire per ridurli: il WG2 avverte infatti che i costi per l’adattamento e la protezione delle coste saranno molto minori del costo dell’inazione.

nell'ultimo anno, nonostante le attendibili previsioni dei soliti esperti la stagione di tifoni e compagni è stata praticamente inesistente; ma come sperano nel sito dei verdi riguardo all'aumento della massa di ghiaccio al polo nord sarà solo l'eccezione che conferma la regola
quanto all'innalzamento del livello dei mari ho postato poco tempo addietro una cosetta di esperti ecologisti che affermavano che il livello sarebbe sceso all'aumentare delle temperature; allora quale degli esperti è più esperto?
fatecelo sapere perchè dobbiamo decidere dove andare al mare!!

Gli effetti sulla salute
I cambiamenti climatici avranno effetti prevalentemente negativi anche sulla salute, in particolare per quanto riguarda eventi estremi, gli effetti delle ondate di calore, la malaria (anche se in alcune zone il rischio diminuirà), la diarrea, la dengue, le malattie causate dall’ozono. Naturalmente i paesi che pagheranno il prezzo più alto sono quelli meno sviluppati.

ordunque, la malaria è in forte aumento da quando è stato vietato il DDT; politicamente i soliti esperti hanno deciso che è meglio che perdano la vita qualche milione di esseri umani per malaria ogni anno, facendo anche aumentare il fatturato delle aziende farmaceutiche, piuttosto che usare sostanze chimiche che (principio di precauzione) inquinavano e che provocavano dei problemi di salute; stante il fatto che uno può essere o meno d'accordo, questo non ha niente a che vedere con eventuali aumenti di temperatura del pianeta, così come le ondate di calore estive che mi sembra essere una cosa alquanto mormale e le malattie causate dall'ozono (che vorranno dire?)

Impatti regionali, l’Europa si divide
Pesanti e molto differenziati gli impatti regionali. Per quanto rigurda l’Europa si registerà un aumento delle alluvioni invernali nel Sud e di quelle da scioglimento delle nevi nell’Europa centrale e orientale. Il presentarsi di condizioni più calde e più secche aumenterà il rischio di siccità importanti riducendone (al 2070) il tempo di ritorno da 100 a 50 anni. Aumenterà, specie nell’area mediterranea, il rischio di incendi e di ondate di calore. Nel nostro continente l’aumento della temperatura sarà più alto in inverno nel Nord e in estate nel Sud. Le precipitazioni aumenteranno nel Nord e diminuiranno nel Sud, ma con marcate variazioni stagionali. Nell’aerea mediterranea sarà significativa la riduzione delle precipitazioni estive (30-45%). Questo avrà effetti sulla produttività agricola e forestale, generalmente positivi nel Nord Europa e negativi nel Sud. In aumento anche la percentuale di polazione a rischio stress idrico (dall’attuale 19% al 35% entro il 2070).

vagheggiamenti sconclusionati

E’ prevista la scomparsa del 20% delle paludi costiere, mentre fino al 60% delle specie alpine sarà in pericolo, e i ghiacciai si ridurranno fra il 30 e il 70% entro il 2050. Fino al 50% delle specie europee sarà a vulnerabile, minacciata o a rischio di estinzione.

ma non aumenterà il livello dei mari? e le paludi che fine faranno allora?
i ghiacciai non dovevano già essersi ritirati entro il 2002, come diceva anni addietro? o c'è stato un errore nei modelli passati o il destino crudele non ha volto che ciò accadesse,,,,,,,,,,,

Il cambiamento climatico porrà infine nuove sfide per molti settori economici e modificherà la distribuzione delle attività economiche. Basti pensare all’agricoltura, al turismo, alla produzione idroelettrica e alle assicurazioni.

vagheggiamenti sconclusionati

icsicsxx
00venerdì 6 aprile 2007 10:23
CNR negazionista!!!!!! (meteolive)
E' ora di finirla con il catastrofismo mediatico; si alle previsioni stagionali!
Secondo un gruppo di scienziati del Cnr, oggi non siamo in grado di poter delineare con certezza l'evoluzione climatica dei prossimi anni perché non abbiamo condotto sufficienti indagini sperimentali. Sarebbe più opportuno concentrarsi sullo sviluppo delle previsioni stagionali, uno strumento in grado di migliorare la nostra economia.
Clicca l'immagine per ingrandirla

Apocalittico scenario milanese. Elabolazione di Luca Savorani
Il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci e l'innalzamento del livello dei mari sono tra gli argomenti più controversi e dibattuti del momento. Vi sono da un lato i catastrofisti, che non vedono via d'uscita da questa situazione, con le temperature globali che potrebbero aumentare nel giro di pochi anni anche di diversi gradi centigradi, con l'innalzamento del livello dei mari che potrebbe mettere repentaglio l'intera economia globale. Vi sono gli scettici invece che vedono nel futuro climatico un evoluzione più "dolce" più "naturale", come la paleoclimatologia insegna: il clima è in continua evoluzione sin dalla notte dei tempi.

A criticare gli scenari allarmistici o per meglio dire catastrofistici paventati dalla task force dell'Onu è il Dottor Teodoro Georgiadis, dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Bologna.

In particolare, lo studioso dell'Ibimet-Cnr evidenzia l'impossibilità di prevedere in modo deterministico l'evoluzione futura del clima e
la conseguente necessità di promuovere strumenti di risposta molto più vicini alle nostre necessità. "Bisogna fare chiarezza sui limiti attuali delle nostre conoscenze scientifiche", sostiene Georgiadis. "Oggi, purtroppo, non siamo affatto in grado di far girare modelli di precisione su una base di dati adeguata, semplicemente perché non abbiamo condotto sufficienti indagini sperimentali."

Questa mancanza rappresenta una forte criticità per le ipotesi sul nostro futuro perché la scienza del clima in questo modo non è completa. Un esempio fra tutti è la presenza delle nubi. Ancora oggi non siamo in grado di dire quanto queste possano influenzare i risultati di un modello, considerando che la percentuale di errore si aggira tra il 20 e il 50%.

Ovviamente sono margini molto ampi che, se trasferiti su periodi temporali di 100 anni, possono produrre ipotesi del tutto inattendibili. Sarebbe inoltre urgente e opportuno sviluppare previsioni a carattere stagionale. Questo strumento, una volta sviluppato in modo operativo, permetterebbe interventi molto precisi su vasti settori produttivi del Paese: basti pensare al turismo, al manifatturiero o alla all'ambito agricolo.

Una previsione stagionale permetterebbe un'adeguata amministrazione delle scorte, l'incanalamento dei flussi turistici e la gestione corretta di opportunità del territorio, quali la tipicità e la qualità dei prodotti.
pippo2001
00lunedì 9 aprile 2007 06:00
posso esprimermi?
dr.Burt
00lunedì 9 aprile 2007 14:38
Re:

Scritto da: pippo2001 09/04/2007 6.00
posso esprimermi?



A gesti. [SM=x234938]
dr.Burt
00lunedì 9 aprile 2007 14:47
Re: CNR negazionista!!!!!! (meteolive)

Scritto da: icsicsxx 06/04/2007 10.23
E' ora di finirla con il catastrofismo mediatico; si alle previsioni stagionali!
Secondo un gruppo di scienziati del Cnr, oggi non siamo in grado di poter delineare con certezza l'evoluzione climatica dei prossimi anni perché non abbiamo condotto sufficienti indagini sperimentali. Sarebbe più opportuno concentrarsi sullo sviluppo delle previsioni stagionali, uno strumento in grado di migliorare la nostra economia.
Clicca l'immagine per ingrandirla

Apocalittico scenario milanese. Elabolazione di Luca Savorani
Il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci e l'innalzamento del livello dei mari sono tra gli argomenti più controversi e dibattuti del momento. Vi sono da un lato i catastrofisti, che non vedono via d'uscita da questa situazione, con le temperature globali che potrebbero aumentare nel giro di pochi anni anche di diversi gradi centigradi, con l'innalzamento del livello dei mari che potrebbe mettere repentaglio l'intera economia globale. Vi sono gli scettici invece che vedono nel futuro climatico un evoluzione più "dolce" più "naturale", come la paleoclimatologia insegna: il clima è in continua evoluzione sin dalla notte dei tempi.

A criticare gli scenari allarmistici o per meglio dire catastrofistici paventati dalla task force dell'Onu è il Dottor Teodoro Georgiadis, dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Bologna.

In particolare, lo studioso dell'Ibimet-Cnr evidenzia l'impossibilità di prevedere in modo deterministico l'evoluzione futura del clima e
la conseguente necessità di promuovere strumenti di risposta molto più vicini alle nostre necessità. "Bisogna fare chiarezza sui limiti attuali delle nostre conoscenze scientifiche", sostiene Georgiadis. "Oggi, purtroppo, non siamo affatto in grado di far girare modelli di precisione su una base di dati adeguata, semplicemente perché non abbiamo condotto sufficienti indagini sperimentali."

Questa mancanza rappresenta una forte criticità per le ipotesi sul nostro futuro perché la scienza del clima in questo modo non è completa. Un esempio fra tutti è la presenza delle nubi. Ancora oggi non siamo in grado di dire quanto queste possano influenzare i risultati di un modello, considerando che la percentuale di errore si aggira tra il 20 e il 50%.

Ovviamente sono margini molto ampi che, se trasferiti su periodi temporali di 100 anni, possono produrre ipotesi del tutto inattendibili. Sarebbe inoltre urgente e opportuno sviluppare previsioni a carattere stagionale. Questo strumento, una volta sviluppato in modo operativo, permetterebbe interventi molto precisi su vasti settori produttivi del Paese: basti pensare al turismo, al manifatturiero o alla all'ambito agricolo.

Una previsione stagionale permetterebbe un'adeguata amministrazione delle scorte, l'incanalamento dei flussi turistici e la gestione corretta di opportunità del territorio, quali la tipicità e la qualità dei prodotti.



Non ci sono più le mezze previsioni...

Visto che quest'uomo fa il fighetto lo faccio anche io: le previsioni meteo oltre i 5 giorni (lavorativi e non) sono materia esclusiva del magodonascimiento.

Il discorsoi si fa sempre più interessante.
Io mangio 10 kg di gelato al giorno, ingrasso come un porco ma non riesco a definire con una significatività statistica il ruolo del gelato.
Vedo che ingrasso, vedo che mangio ma nego che il gelato sia anche solo una concausa, notare che non ho parlato di cause.
Invece che calare le quantità di gelato continuo a studiare l'eventuale effetto della menopausa di mia moglie sulla mia eventuale andropausa ed i cicli ormonali associati.
Vero che potrei ingrassare per gli ormoni impazziti, vero che estrapolare le cause gelatiche da quelle ormoniche non è scientificamente facile ma il dubbio mi viene...vero che se continuo a strafarmi di gelato muoio.
A noi la scelta, poche pugnette. [SM=x234937]
icsicsxx
00lunedì 9 aprile 2007 22:53
Re: Re:

Scritto da: dr.Burt 06/04/2007 9.55


Lo sapeva?


L'ho appreso l'altra sera. Su Discovery Channel. [SM=x234972]




e a noi?

aspetto un tantino di insulti dal pippo, in effetti ho esagerato........
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