lavitola

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phybes
00lunedì 16 aprile 2012 22:24
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supercnc
00giovedì 19 aprile 2012 17:38
NAPOLI
Silvio Berlusconi è indagato a Bari, insieme a Valter Lavitola, per aver istigato l’imprenditore barese Gianpi Tarantini a mentire, a rilasciare «dichiarazioni mendaci».

L’ex premier, dunque, che inizialmente in quell’inchiesta - trasferita a Bari da Napoli - risultava essere vittima di un’estorsione da parte di Lavitola e Tarantini, si ritrova oggi indagato per essere il «carnefice», per avere, attraverso Lavitola, pagato profumatamente il silenzio del procacciatore di escort per le feste a Palazzo Grazioli.

Tarantini chiese a Silvio Berlusconi mezzo milione di euro per mettere in piedi una nuova attività imprenditoriale sempre nel settore della sanità. Ma quei soldi, l’allora presidente del Consiglio, li consegnò a Valter Lavitola che li tenne per sé.

Tarantini si è dovuto così accontentare «solo» di uno stipendio mensile di 20.000 euro, per mantenere a Roma la sua famiglia. E in cambio di questa «generosità», Tarantini non avrebbe dovuto mettere in difficoltà il Cavaliere con la storia di Patrizia D’Addario e delle escort.

Anzi, secondo le indicazioni di Palazzo Grazioli, l’imprenditore barese avrebbe dovuto chiedere ai giudici il patteggiamento, per garantire così che quelle registrazioni compromettenti, quelle carte sull’affare escort, rimanessero segrete.

Se oggi la Procura di Bari dovesse decidere di chiedere il processo per i due indagati, potrebbe ricevere un ulteriore contributo accusatorio dallo stesso indagato Valter Lavitola, il faccendiere ex editore dell’Avanti! che si ritrova nel carcere di Poggioreale, a Napoli, per corruzione internazionale e diversi reati finanziari.

Lavitola ha annunciato la sua disponibilità a collaborare. E ieri ha risposto alle domande del gip Dario Gallo nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Non solo, atterrando a Fiumicino proveniente da Buenos Aires, Lavitola avrebbe consegnato alla procura di Napoli della documentazione che in parte rafforzerebbe l’impianto accusatorio. E questo per dare un segnale concreto di disponibilità a collaborare.

Di certo la Procura intende verificare l’effettiva disponibilità di Lavitola. Conferma il procuratore aggiunto Francesco Greco: «Si stanno approfondendo alcune indicazioni sollevate dall’indagato per verificare la sua volontà di collaborazione».

Cinque ore. Tanto è durato il suo interrogatorio di garanzia davanti al gip e agli «osservatori» Henry John Woodcock e Francesco Curcio, i due pm che con Vincenzo Piscitelli conducono l’inchiesta sulla corruzione internazionale. È ancora troppo presto per dire che l’ex editore dell’Avanti! ha deciso di vuotare il sacco.

Lavitola, in questi anni, è stato molto vicino all’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (ieri il presidente di Panama, Ricardo Martinelli, si è difeso sostenendo di aver frequentato Lavitola perché indicatogli da Berlusconi come rappresentante del suo governo). Non solo, sugli affari internazionali di diverse imprese italiane, a partire da Finmeccanica, Lavitola potrebbe rivelare gli accordi indicibili sulle mazzette, le tangenti pagate per ottenere gli appalti e i contratti milionari. Confermando così le ipotesi dell’accusa.

Ieri, intanto, la Guardia di finanza è andata a Palazzo Chigi per sequestrare preventivamente la rata di contributi pubblici per l’editoria del 2010 versati all’Avanti!: 2.530.640 euro. In un comunicato stampa la Presidenza del consiglio sottolinea che «l’iniziativa della Procura di Napoli s’inserisce nel quadro della collaborazione da mesi instauratasi tra la Presidenza del Consiglio e gli organi inquirenti volta a evitare la dispersione di risorse pubbliche in danno dei cittadini e delle imprese editoriali in regola».

Si tratta, dunque, di un sequestro preventivo, avendo l’« International Press» ottenuto dal 1997 al 2009, oltre 23 milioni di euro di contributi per l’Avanti! Li ha ottenuti, per l’accusa, «fraudolentemente», attraverso false fatturazioni e dichiarazioni di vendita del quotidiano. Questo filone di indagine vede coinvolto anche il senatore del Pdl Sergio De Gregorio per il quale si aspetta che il Senato decida sull’autorizzazione agli arresti domiciliari.
icsicsxx
00giovedì 19 aprile 2012 18:03
cacciavitola.............
dr.Burt
00venerdì 20 aprile 2012 10:19
Re:
supercnc, 19/04/2012 17.38:

NAPOLI
Silvio Berlusconi è indagato a Bari, insieme a Valter Lavitola, per aver istigato l’imprenditore barese Gianpi Tarantini a mentire, a rilasciare «dichiarazioni mendaci».

L’ex premier, dunque, che inizialmente in quell’inchiesta - trasferita a Bari da Napoli - risultava essere vittima di un’estorsione da parte di Lavitola e Tarantini, si ritrova oggi indagato per essere il «carnefice», per avere, attraverso Lavitola, pagato profumatamente il silenzio del procacciatore di escort per le feste a Palazzo Grazioli.

Tarantini chiese a Silvio Berlusconi mezzo milione di euro per mettere in piedi una nuova attività imprenditoriale sempre nel settore della sanità. Ma quei soldi, l’allora presidente del Consiglio, li consegnò a Valter Lavitola che li tenne per sé.

Tarantini si è dovuto così accontentare «solo» di uno stipendio mensile di 20.000 euro, per mantenere a Roma la sua famiglia. E in cambio di questa «generosità», Tarantini non avrebbe dovuto mettere in difficoltà il Cavaliere con la storia di Patrizia D’Addario e delle escort.

Anzi, secondo le indicazioni di Palazzo Grazioli, l’imprenditore barese avrebbe dovuto chiedere ai giudici il patteggiamento, per garantire così che quelle registrazioni compromettenti, quelle carte sull’affare escort, rimanessero segrete.

Se oggi la Procura di Bari dovesse decidere di chiedere il processo per i due indagati, potrebbe ricevere un ulteriore contributo accusatorio dallo stesso indagato Valter Lavitola, il faccendiere ex editore dell’Avanti! che si ritrova nel carcere di Poggioreale, a Napoli, per corruzione internazionale e diversi reati finanziari.

Lavitola ha annunciato la sua disponibilità a collaborare. E ieri ha risposto alle domande del gip Dario Gallo nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Non solo, atterrando a Fiumicino proveniente da Buenos Aires, Lavitola avrebbe consegnato alla procura di Napoli della documentazione che in parte rafforzerebbe l’impianto accusatorio. E questo per dare un segnale concreto di disponibilità a collaborare.

Di certo la Procura intende verificare l’effettiva disponibilità di Lavitola. Conferma il procuratore aggiunto Francesco Greco: «Si stanno approfondendo alcune indicazioni sollevate dall’indagato per verificare la sua volontà di collaborazione».

Cinque ore. Tanto è durato il suo interrogatorio di garanzia davanti al gip e agli «osservatori» Henry John Woodcock e Francesco Curcio, i due pm che con Vincenzo Piscitelli conducono l’inchiesta sulla corruzione internazionale. È ancora troppo presto per dire che l’ex editore dell’Avanti! ha deciso di vuotare il sacco.

Lavitola, in questi anni, è stato molto vicino all’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (ieri il presidente di Panama, Ricardo Martinelli, si è difeso sostenendo di aver frequentato Lavitola perché indicatogli da Berlusconi come rappresentante del suo governo). Non solo, sugli affari internazionali di diverse imprese italiane, a partire da Finmeccanica, Lavitola potrebbe rivelare gli accordi indicibili sulle mazzette, le tangenti pagate per ottenere gli appalti e i contratti milionari. Confermando così le ipotesi dell’accusa.

Ieri, intanto, la Guardia di finanza è andata a Palazzo Chigi per sequestrare preventivamente la rata di contributi pubblici per l’editoria del 2010 versati all’Avanti!: 2.530.640 euro. In un comunicato stampa la Presidenza del consiglio sottolinea che «l’iniziativa della Procura di Napoli s’inserisce nel quadro della collaborazione da mesi instauratasi tra la Presidenza del Consiglio e gli organi inquirenti volta a evitare la dispersione di risorse pubbliche in danno dei cittadini e delle imprese editoriali in regola».

Si tratta, dunque, di un sequestro preventivo, avendo l’« International Press» ottenuto dal 1997 al 2009, oltre 23 milioni di euro di contributi per l’Avanti! Li ha ottenuti, per l’accusa, «fraudolentemente», attraverso false fatturazioni e dichiarazioni di vendita del quotidiano. Questo filone di indagine vede coinvolto anche il senatore del Pdl Sergio De Gregorio per il quale si aspetta che il Senato decida sull’autorizzazione agli arresti domiciliari.




Se parla lo ammazzano.
icsicsxx
00venerdì 20 aprile 2012 17:02
mannò sono dei burloni, burlesche, bur...........
supercnc
00venerdì 20 aprile 2012 18:26
burattini
icsicsxx
00venerdì 20 aprile 2012 18:48
ESATTO!!
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