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Ultimo Aggiornamento: 20/03/2007 12:56
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le ultime sul padrone dell'afganistan:

SISMI E ROS IN CAMPO POI LA FARNESINA: TRATTA SOLO GINO STRADA - DIFESA TAGLIATA FUORI, IL GELO DI PARISI CON D'ALEMA
Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera

Il silenzio del ministro Arturo Parisi, che nel giorno della festa non si unisce al coro dei ringraziamenti, la dice lunga sul clima che si è creato all'interno del governo durante le ultime fasi della trattativa. Perché la Difesa è stata tagliata fuori dal negoziato affidato interamente a Gino Strada e perché agli uomini del Sismi non è stato consentito neanche di garantire la «messa in sicurezza» dell'ostaggio dopo la consegna ai volontari di Emergency. Per liberare l'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo ha fatto tutto «il canale umanitario».

E adesso può rivendicare il merito di aver chiuso l'operazione in due settimane sia pur con un prezzo altissimo: la consegna di cinque talebani che erano detenuti a Kabul e in tutta fretta sono stati scarcerati per ordine del governo afghano. Lo scambio di prigionieri avviene ieri mattina. Tre ore dopo Daniele è nell'ospedale di Lashkar Gah. La foto che lo mostra vestito da talebano e abbracciato a Strada appare l'ultimo riconoscimento ai rapitori prima del viaggio verso casa. La fine di una mediazione che il 13 marzo ha certamente avuto il suo momento di svolta. Sono le 10 di mattina quando il ministro degli Esteri Massimo D'Alema arriva alla procura di Roma. Ai magistrati chiede che il campo sia lasciato libero. A Kabul ci sono i carabinieri del Ros e gli uomini del Sismi che lavorano con inglesi e americani. Due giorni dopo il sequestro hanno localizzato la zona dove il giornalista è segregato, ma l'ipotesi di afghani e britannici di intervenire con un blitz è stata respinta dal governo italiano che ha già chiesto a Emergency di attivare i suoi contatti.

La condizione posta da Strada è chiara: nessuna interferenza, tratto da solo. E così, quando le sue fonti promettono la consegna di un video che fornisca la prova in vita, il titolare della Farnesina gli spiana la strada. Il coordinamento resta affidato unicamente al responsabile dell'unità di crisi Elisabetta Belloni. Il giorno dopo arriva il filmato. Daniele viene mostrato da solo, può appellarsi al governo e rassicurare la famiglia. Le richieste presentate appena qualche giorno prima dal mullah Dadullah che ha rivendicato il sequestro — una settimana di tempo per fissare la data del ritiro delle truppe e per rilasciare alcuni prigionieri — non vengono ribadite. Ma l'ottimismo dura poco. Il giorno dopo i sequestratori tentano di alzare il prezzo. Spediscono una cassetta registrata con la voce di Daniele che chiede aiuto e dello stesso Dadullah che fissa un ultimatum di due giorni. Destinataria del messaggio è l'agenzia di stampa Pajhwok. Il pressing dell'Italia sul governo afghano per ottenere il rilascio dei detenuti passa per gli Stati Uniti che alla fine concedono il via libera al presidente Hamid Karzai. Sabato mattina, al termine di una riunione presieduta dall'ambasciatore Ettore Sequi arriva il decreto di scarcerazione per tre talebani. I primi due vengono trasferiti all'ospedale di Emergency. Si mette a punto l'accordo per lo scambio. Si rincorrono le voci che Daniele sarà liberato all'alba del giorno dopo. Ma nella notte arriva l'intoppo. Il terzo detenuto rifiuta di lasciare il carcere. Dopo l'arresto ha collaborato svelando il possibile rifugio del mullah Omar, teme che vogliano giustiziarlo.

I sequestratori a questo punto rilanciano. Chiedono altre tre scarcerazioni. La trafila ricomincia, i messaggi minacciosi si fanno insistenti. Repubblica ha aperto da giorni un canale parallelo che passa per un reporter di Kandahar. È lui a ricevere ben tre ultimatum. Le sue fonti mostrano di essere attendibili, i rischi appaiono altissimi. Le autorità afghane firmano un nuovo decreto. «Le condizioni per il rilascio sono state soddisfatte», comunica la Farnesina domenica pomeriggio prima di chiedere il silenzio stampa. Strada intima al governo di far ripartire gli uomini del Sismi che sono a Lashkar Gah: «Se non posso agire da solo — minaccia — mollo tutto». Ieri mattina vola a Kabul, preleva gli altri talebani e torna all'ospedale. Lo scambio dei prigionieri viene garantito da due volontari di Emergency in un luogo segreto. Tre ore dopo Daniele chiama la moglie Luisella.


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(citazione dalle opere di QED, poeta Parmigiano del secolo scorso, non si sa se ancora in vita)
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