La Velina Azzurra) – Come la nostra fonte Ambassador aveva preavvertito con grande anticipo, l’affare Mastrogiacomo puzza parecchio. Ora che il giornalista è stato rilasciato sano e salvo, sono comparse le crepe di una storia alquanto tenebrosa. Quelle principali sono due. Una riguarda il ruolo della struttura sanitaria del medico pacifista Gino Strada al quale Prodi e D’Alema hanno dato pieno mandato di trattare con i Talebani. Mentre in Italia l’intera sinistra scattava in piedi per la miracolosa mediazione esibita dal medico italiano, i servizi di sicurezza del governo di Kabul correvano ad arrestare un certo Rahmatullah Hanefi, luogotenente afgano di Strada nell’ospedale di Lashkar-gah, per metterlo sotto torchio.
Mentre il chirurgo pacifista protestava attaccando furiosamente il governo di Kabul, le redazioni dei giornali italiani restavano agghiacciate da questa notizia che pure era lecito aspettarsi. E’ fin troppo ovvio, infatti, che il presidente Karzai, e dietro di lui gli americani, vogliano far luce su certi interrogativi che Prodi e D’Alema non si sono posti: cioè, quali sono i veri rapporti tra Emergency e gli assassini col turbante; e come mai questi ultimi hanno rivelato tanta simpatia verso il “signore della pace” Gino Strada, al punto da mettergli in mano a loro volta la loro sicurezza. Forse i servizi segreti afgani tenteranno anche di capire come mai per due volte consecutive in pochi mesi, nei pressi di quell’ospedale sono stati rapiti due giornalisti italiani, entrambi sospettati di collegamenti con i britannici. Abbiamo il presentimento che questo Rahmatullah Hanefi non uscirà fuori tanto presto dalla situazione in cui si è cacciato e che forse contribuirà ad allargare la cerchia dei sospettati.
Anche perché c’è una seconda crepa, di cui neppure si parla per quanto è imbarazzante e pericolosa. Riguarda proprio l’assassinio dell’autista afgano di Mastrogiacomo, accusato di essere un agente operativo al servizio degli inglesi e trovato in possesso di congegni laser, nascosti in confessioni di shampoo, per la guida dei bombardamenti aerei. L’inviato di Repubblica è riuscito a discolparsi con i suoi rapitori e a cavarsela insieme al terzo uomo, l’interprete, grazie alla mediazione di Emergency e allo scambio di prigionieri. Ma l’autista non ce l’ha fatta ed è stato decapitato. La spia dunque era lui. A questo punto il ruolo dei servizi britannici non può essere più tenuto nascosto per delicatezza diplomatica.
Si deve sapere se i nostri alleati hanno approfittato di un viaggio di un inconsapevole giornalista italiano per piazzargli alle costole un falso autista in possesso di congegni pericolosissimi, mandando Mastrogiacomo allo sbaraglio in territorio ostile. Si deve sapere se Londra è capace ancora di usare simili metodi. E sul campo opposto, in questo gioco di spie e contro spie, faranno bene gli investigatori della Nato a chiedersi come mai i Talebani hanno bloccato proprio un giornalista che stava andando all’ospedale amico di Lashkar-gah?
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Al buio tutti i semafori sono neri... (m3t4llica)
"sono abituato a prendere sul serio anche me stesso quando scrivo vaccate... quindi prendo sul serio qualsiasi idiota come me"
(citazione dalle opere di QED, poeta Parmigiano del secolo scorso, non si sa se ancora in vita)