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Ultimo Aggiornamento: 05/04/2008 10:19
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sennò me lo perdo!
CHI HA TAGLIATO LE ALI AD ALITALIA - LE INGERENZE DELLA POLITICA, I DIRIGENTI IN COMBUTTA CON PILOTI E SINDACATI, LE SPESE FOLLI IN COMUNICAZIONE – E POCHI GIORNI FA SONO STATE ASSUNTE 401 PERSONE…
Daniele Martini per “Panorama”

Provate a chiedere ai fratelli Schisano che cosa significa il potere dei piloti all’Alitalia e ve ne racconteranno delle belle. Giancarlo, il più giovane, direttore operativo della compagnia, in pratica il numero due dopo il presidente, fino a qualche mese fa era il cocco dell’Anpac, il più grande e influente sindacato dei comandanti.

Poi agli occhi dei piloti ha commesso un errore capitale: ha lasciato credere che con l’ingresso dell’Air France i conducenti d’aereo da sacrificare sarebbero stati 300 al massimo, mentre è venuto fuori che potrebbero essere 500. E l’Anpac si sta vendicando: l’ex protetto è diventato il nemico pubblico numero uno e, se non sarà salvato da qualche evento eccezionale, c’è da essere sicuri che prima o poi anche la sua testa sarà metaforicamente esposta ai cancelli della sede della Magliana a Roma.

Il caso Schisano è l’ultima ciliegina su una torta in disfacimento, perché l’Alitalia ormai è anche, o soprattutto, questo: un concentrato dei peggiori vizi nazionali, un esempio da illustrare nelle scuole per aspiranti manager su che cosa evitare nella gestione di un’azienda. Qualche giorno fa, per esempio, mentre infuriava la discussione sul numero dei lavoratori da mandare a casa, sono state assunte altre 401 persone a Fiumicino, addetti ai bagagli e ai check-in dell’Alitalia servizi, precari da anni. Entrano in azienda nel momento meno opportuno.

Nell’ultima relazione trimestrale, poi, sono certificate perdite a causa delle «agitazioni sindacali (...) pari a 14 milioni di euro, mentre le turbative di giugno hanno determinato un effetto trascinamento negativo sul periodo per 18 milioni, per un complessivo impatto sfavorevole sui ricavi del traffico di 32 milioni di euro».

I peccati veniali e mortali di cui si è macchiata la compagnia, mentre le perdite salivano a 1 milione di euro al giorno, sono così tanti che è difficile metterli in fila. Per comodità possono essere raggruppati in tre categorie: i peccati commessi dai dirigenti in combutta con piloti e sindacati, quelli favoriti da una gemellanza siamese con la politica e quelli perpetrati nell’ambito della comunicazione.

Dei peccati sindacali la storia dei fratelli Schisano è senza dubbio una delle più significative. Prima di finire nel tritacarne, qualche anno fa Giancarlo era stato scelto nel mazzo dei manager proprio dall’Anpac che aveva deciso di farne una stella. Amministratore era Giancarlo Cimoli, manager pagato a peso d’oro (stipendio da 1,5 milioni di euro), che passando dalla guida dei treni a quella dei jet si era portato appresso un bel po’ di collaboratori che avrebbero dovuto fargli da cintura di sicurezza, e tra questi Antonio Migliardi.

Appena varcata la soglia della Magliana, però, Cimoli si era accorto di avere contro soprattutto i sindacati, escluso l’Anpac che gli aveva assicurato appoggio in cambio di potere, a una condizione: proprio la testa di Migliardi. Risultato: il manager venne sacrificato e al suo posto il sindacato fece salire Schisano, un nome che per i piloti era una garanzia.

Poco più di 10 anni prima il fratello senior, Roberto, detto il Texano per l’aria da duro e un’esperienza americana, era già stato addomesticato dai comandanti. In un primo momento aveva incautamente osato sfidarli importando Boeing 767 dall’Australia con un contratto di leasing con la Ansett, personale di volo compreso. Ma i piloti nostrani si arrabbiarono a tal punto da scendere in pista con i cartelli e Schisano, capita l’antifona, fece dietrofront, affrettandosi a precisare che gli australiani non venivano per rubare posti, ma solo per istruire i colleghi italiani.

Guidata da Augusto Angioletti, l’Anpac fece finta di abboccare, ma poi di nascosto pretese altro, e lo ottenne: 28 milioni di lire in più in busta paga. Ma siccome non era bello dirlo in giro, il contratto fu depositato da un notaio. Quando fu scoperto, Schisano venne licenziato; Angioletti, invece, rimase al suo posto e fece carriera.

Qualche tempo dopo amministratore dell’Alitalia fu nominato Domenico Cempella e anche lui dovette baciare la pantofola dei piloti facendoli entrare in consiglio di amministrazione in rappresentanza del 20 per cento delle azioni della compagnia nel frattempo distribuite ai dipendenti. Poi, artefice Francesco Mengozzi, ennesimo capoazienda Alitalia, ad Angioletti fu concesso l’ingresso nel comitato esecutivo, vera stanza dei bottoni, e infine gli fu data la carica di amministratore dell’Eurofly, il settore charter.

Mentre i piloti furoreggiavano (continuando a incrementare gli stipendi: nel terzo trimestre 2007 i costi del personale sono aumentati di altri 8 milioni di euro), gli assistenti di volo, con sindacati tipo Sult e Anpav, non erano da meno. Quando lo stesso Mengozzi decise di ridurre da 180 a 150 i posti sugli Md 80 per pagare tre assistenti anziché quattro, per protesta si dettero malati imponendo la cancellazione di oltre 200 voli al giorno, così che l’azienda fu costretta a fare marcia indietro rimontando tutti i seggiolini tolti e revisionando gli aerei per due volte.

Dove non arrivano i sindacati a fare guai c’è la politica. Oggi come ieri Malpensa è il caso dei casi: proprio sull’utilizzo dello scalo lombardo una decina d’anni fa naufragò il primo tentativo di dare una dimensione europea all’Alitalia attraverso l’accordo con l’olandese Klm. Allora si oppose il sindaco di Milano, Gabriele Albertini, di Forza Italia, il quale di fatto convinse il governo di Massimo D’Alema a non approvare il decreto che imponeva il trasferimento del 50 per cento dei voli da Linate a Malpensa. Negli anni successivi Albertini ha avuto emuli nei sindaci romani, prima Francesco Rutelli, Margherita, poi Walter Veltroni, ora leader Pd.

La politica ha sempre fatto la voce grossa all’Alitalia e non risulta che qualcuno dei manager abbia opposto dei no. Hanno detto sì perfino a richieste imbarazzanti, come quella di Carlo Bernini, ministro democristiano dei Trasporti (ora presidente della Myair), che volle a tutti i costi un volo regolare Roma-Treviso perché gli veniva comodo per tornare a casa. Anni più tardi un altro ministro, Claudio Scajola, Forza Italia, impose il leggendario Roma-Albenga e Mario Tassone, Udc, sottosegretario ai Trasporti, ottenne il suo Roma-Crotone.

Nella comunicazione, poi, è stato un delirio. Nel 2000 l’Alitalia ormai in picchiata spendeva 20 miliardi di lire in consulenze, sponsorizzazioni, contratti a giornalisti attraverso la direzione pubbliche relazioni guidata da Marco Zanichelli, premiato tempo dopo con la nomina ad amministratore delegato. Soldi a pioggia: allo spettacolo Barocco di Gallipoli, al torneo di rugby della Perdonanza all’Aquila, al Palermo calcio di Sergio D’Antoni, alla Nuova Viola basket di Reggio Calabria patrocinata dal diessino Marco Minniti.

E poi alla Mka di Alessandro Maspes, figlio di un ex amministratore della compagnia, e Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco, e alla società Sogesi curata da Cristina Martini, moglie di Luigi, responsabile del settore aereo di An, ex pilota Alitalia ed ex terzino della Lazio. E soldi anche alla Compagnia italiana comunicazioni di Rita Farnitano, che un po’ di tempo dopo patteggiò una pena di un anno per sfruttamento della prostituzione finalizzata alla stipula di lucrosi contratti con le aziende, tra cui l’Alitalia, appunto.

La tradizione delle spese pazze è stata rinverdita con il restyling della rivista di bordo Ulisse affidato a Stella Locci, remunerata con uno stipendio record e rimasta famosa per aver portato inserzionisti quali i produttori di profumi per cani Yves Saint Bastard e Canel n. 5. Su questa scia da ultimo si è inserita Ilaria Bramezza, nuova responsabile delle relazioni esterne, ex city manager a Venezia con il sindaco Paolo Costa, la quale si è affidata alla società Ince di Pino Insegno, attore della Premiata ditta.

La Ince sta preparando il restyling dell’house organ Magazine e ha preso in gestione anche la rivista Ulisse sulla quale da un po’ di tempo appaiono pubblicità di dvd dello stesso Insegno. Per i 60 anni della compagnia ormai agonizzante, qualche mese fa a Roma è stato organizzato uno sfavillante spettacolo al Bagaglino e a New York una festa da mille e una notte. Titolo: «Oro e diamanti».

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Al buio tutti i semafori sono neri... (m3t4llica)

"sono abituato a prendere sul serio anche me stesso quando scrivo vaccate... quindi prendo sul serio qualsiasi idiota come me"
(citazione dalle opere di QED, poeta Parmigiano del secolo scorso, non si sa se ancora in vita)
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se lo parcheggia qui si becca una bella multa
veda lei [SM=x234477]

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Vedi, ci sono due tipi di uomini: quelli che c'hanno ironia e quelli che non c'hanno ironia; tu ce l'hai la tua bella ironia ma non ti serve a un cazzo

sempre in sintonia col zero cinque percento

Io direi che i linuxiani sono anche supercnciani, un po' come dire che i paracas o i nazca sono anche parte dell'impero tahuantinsuyo (non inca, peggio ancora incas)e non viceversa.
La civiltà linuxiana fece la sua apparizione nell'epoca presupercnciana nella Provincia di Cataplania (regione di Bluelord, Ischia, Italia). Sulle sponde del fiume Asus, fu edificata la capitale Ubuntu. La civiltà nacque nel I sec. d.C. e decadde nel VI sec. d.C.
La cosa maggiormente impressionate di questa civiltà è il suo os policromo, con figure di uomini, animali, piante, donne nude ecc. In molte di questi os, vengono rappresentati uomini mutilati, cosa che fa supporre che realizzassero sacrifici umani. (Dr.dr.Burt 04/06/10) da Introduzione alla Storia delle civiltà pre-supercnciane e loro influenza sulle civiltà linuxiane nella regione di Cataplania I-Vi sec. d.C.)



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ma come!

pago la tangente al vigile urbano e vorrebbe farmi pure la multa?


non c'è più religione...........

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Non leggo panorama.
[SM=x234945]

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il comunismo non esiste, solo chi crede in silvio crede nel comunismo (supercnc 31/03/2010)

Se il coraggio portato dalla ragione prevalesse sul coraggio portato dalla follia....(kpax974 05/06/2009)

supercnc e i circoli della superlibertà cnc (S.n.C.) staff
vota superlibertà snc
contro al partito unico, per un unico partito

no moralizzatori che fanno moraline perche sono gelosi di chi moralista non è.chi intenda intenda.

So che hai avuto degli amanti
bisogna pur passare il tempo
bisogna pur che il corpo esulti
Ma c'è voluto del talento
per riuscire ad invecchiare
senza diventare adulti.


Pensare è importante e ci distingue dalle lenticchie.
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03/04/2008 10:58
 
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a giusto, solo stampa con l'imprimatur..........

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Re:
icsicsxx, 03/04/2008 10.58:

a giusto, solo stampa con l'imprimatur..........




Escazzibur!
io contemplo... [SM=x234946]

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e trinca.......

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Re:
icsicsxx, 03/04/2008 17.08:

e trinca.......




A sò imbarièg dùr. [SM=x234941]

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altro parcheggio:

Enrico Marro per il “Corriere della Sera”


La Spinetta di Air France
Per capire quanto poco i sindacati abbiano sempre creduto in Air France basta dire che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato riservatamente, prima della trattativa in esclusiva con i francesi, per ben tre volte i vertici di Lufthansa e l'ambasciatore tedesco. Mentre non hanno mai incontrato il numero uno di Air France-Klm, Jean-Cyril Spinetta, se non quando è cominciata questo strano negoziato con la proposta francese prendere o lasciare e la pistola del fallimento di Alitalia puntata alla tempia.

Solo il leader della Uil, Luigi Angeletti, una volta ha visto segretamente Spinetta, smentendo la circostanza subito dopo, davanti alle proteste di Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni. Ma perché Cgil, Cisl e Uil e anche tutti gli altri sei sindacati hanno avversato, chi più chi meno, Air France?

Raffaele Bonanni
© Foto U.Pizzi
Alla fine, il minimo comun denominatore di queste posizioni, è uno solo: i sindacati hanno messo la salvaguardia del proprio potere — fortissimo in Alitalia — al primo posto. Cgil, Cisl e Uil, e poi i piloti, hanno scartato il matrimonio coi francesi quando hanno capito che avrebbero perso i comandi della compagnia italiana.

Bonanni è quello che più ha lavorato, e ancora continua, per l'intesa con Lufthansa. Con un obiettivo preciso: importare in Italia il modello di cogestione tedesco. Il sindacato nel consiglio di sorveglianza. Questo il sogno del leader della Cisl: trasformare la fusione con Lufthansa nella testa d'ariete della democrazia economica.

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Epifani, invece, è rimasto vittima della cultura del soccorso pubblico, ancora fortemente presente nella Cgil. Evidentemente, l'esito della precedente tentazione statalista — ricordate la pressante richiesta della Fiom di far intervenire Finmeccanica nel capitale Fiat quando l'azienda era in crisi? — non ha insegnato nulla. E la Cgil, in accordo con gli altri sindacati, ha pensato ancora una volta che la salvezza per Alitalia passasse per l'intervento pubblico, in questo caso di Fintecna.

Luigi Angeletti con la moglie
© Foto U.Pizzi
Angeletti, più libero da schemi ideologici, ha voluto, fin dall'inizio, andare a vedere le carte di Spinetta. Ma poi, sul più bello, si è ritirato dalla trattativa, alimentando il sospetto di Cgil e Cisl che questa mossa fosse condizionata dal centrodestra, che già in passato ha tentato, senza successo, di mettere le mani sulla Uil.

I piloti, infine. Cioè l'Anpac. Ha guardato senza ipocrisie all'interesse dei suoi iscritti. Passando dall'entusiasmo per le garanzie iniziali offerte da Spinetta alla delusione per i sacrifici in ultimo richiesti anche ai piloti. E rifiutati seguendo l'antica convinzione che «senza i piloti non si vola».

Dopo la rottura dell'altro ieri tutti i sindacati hanno detto che la colpa è di Air France. Che certo non era venuta in Italia per fare beneficenza e che al primo posto ha messo i suoi interessi commerciali. Ma la domanda che resta è: quale altra compagnia accetterebbe la proposta dei sindacati rifiutata da Spinetta? La risposta non è difficile. Tanto è vero che gli stessi sindacati, ieri, hanno auspicato la ripresa della trattativa con i francesi. Sempre che non sia troppo tardi.

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ci crede che ancora non ho capito la sua posizione (e non sto parlando di quelle che abbiamo provato ieri notte)

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Vedi, ci sono due tipi di uomini: quelli che c'hanno ironia e quelli che non c'hanno ironia; tu ce l'hai la tua bella ironia ma non ti serve a un cazzo

sempre in sintonia col zero cinque percento

Io direi che i linuxiani sono anche supercnciani, un po' come dire che i paracas o i nazca sono anche parte dell'impero tahuantinsuyo (non inca, peggio ancora incas)e non viceversa.
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La cosa maggiormente impressionate di questa civiltà è il suo os policromo, con figure di uomini, animali, piante, donne nude ecc. In molte di questi os, vengono rappresentati uomini mutilati, cosa che fa supporre che realizzassero sacrifici umani. (Dr.dr.Burt 04/06/10) da Introduzione alla Storia delle civiltà pre-supercnciane e loro influenza sulle civiltà linuxiane nella regione di Cataplania I-Vi sec. d.C.)



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Re:
supercnc, 04/04/2008 13.10:

ci crede che ancora non ho capito la sua posizione (e non sto parlando di quelle che abbiamo provato ieri notte)




Anche perchè sarebbe bastato accendere la luce. [SM=x234945]

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io sono per la chiusura dell'alitalia e la riapertura dell'itavia...............

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a futura memoria:
www.lavoce.info/

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'IRRESPONSABILITÀ
di Andrea Boitani 04.04.2008

Chi ha accolto con sollievo l'abbandono della trattativa da parte di Air France dovrebbe capire che nel caso di Alitalia l'amministrazione straordinaria porta dritti al fallimento perché la compagnia, così com'è, non è in grado di generare le risorse necessarie a soddisfare i creditori. I sindacati del settore sono riusciti a perdere anche quel poco di credibilità che ancora avevano. Insieme ad alcuni politici hanno mostrato un'irresponsabilità insostenibile. Mentre la cordata fantasma resta tale.

La rottura della trattativa con i sindacati da parte del presidente di Air France, Jean-Cyril Spinetta, fa fare ad Alitalia un altro passo nella direzione dell’amministrazione straordinaria. Sul cui significato e le cui conseguenze rimandiamo all’articolo di Lorenzo Stanghellini. Di certo c’è che il miliardo di euro di aumento di capitale che Air-France-Klm si era impegnata a fare, e che poteva essere fatto in tempi abbastanza brevi, è adesso diventato una chimera.

MEGLIO IL FALLIMENTO? MA NON SCHERZIAMO!

C’è però almeno una cosa che i sindacalisti dovrebbero capire: l’amministrazione straordinaria porta, nel caso di Alitalia, dritti al fallimento perché la compagnia, così com’è, non è in grado di generare le risorse necessarie a soddisfare i creditori. Ma il fallimento implica un numero di “esuberi” di gran lunga superiore a quello previsto dal piano Spinetta. Anche nel caso, tutt’altro che scontato, che qualcuno trovi i soldi per far rinascere una nuova compagnia dalle ceneri di Alitalia, come accaduto in Belgio (dopo il fallimento di Sabena) e in Svizzera (dopo il fallimento di Swiss Air). E quel qualcuno non potrebbe essere lo Stato italiano. Una ipotetica “Aeritalia” nascerebbe inevitabilmente ridimensionata, e di molto, rispetto alla sua progenitrice, come assai più piccole sono risultate Swiss e Brussels Airlines rispetto a Swissair e Sabena. Altro che discutere se alcuni piloti debbano o non debbano andare in cassa integrazione (perché gli altri sì e i piloti no, poi?). L’amministrazione straordinaria, insomma, non è un “risultato di riserva” particolarmente appetibile per il sindacato (oltre che per il paese nel suo complesso) e quindi non costituisce una minaccia credibile nella trattativa.

LA CONVINZIONE CHE NON ANDRA' MAI IN MALORA

Sembra che i difetti di comprensione non siano solo dei sindacalisti, se l’assessore alle Infrastrutture della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, secondo quanto riportato da Il Sole 24Ore del 3 aprile, è arrivato a dichiarare: “Non mi dispiace che si sia evitata una scelta sciagurata, quale appunto la cessione di Alitalia ad Air France-Klm. Mi auguro che il no dei francesi sia definitivo ( …). Ora inizia la parte più difficile, che va lasciata nelle mani del nuovo governo, senza prefigurare scenari apocalittici”. Dal che si deduce che, per il candido assessore, Alitalia può andare tranquillamente avanti come negli ultimi anni (cioè in malora), finché il messianico nuovo governo sarà riuscito a evocare dal mondo delle ombre la mitica “cordata del Nord”, magari formata da una catena di “fiches”, lunga da Campione d’Italia al Casinò di Venezia.
In fondo, dietro quanto Cattaneo dice e quanto ignora (o finge di ignorare) è anche quanto è dietro l’atteggiamento dei sindacati al tavolo della trattativa: la convinzione che non ci sia mai veramente un’ultima spiaggia; che ci sia sempre la possibilità per il governo, vecchio o nuovo che sia, di intervenire, mediare, aggiustare e… sborsare. E che la “partita politica” non finisce mai. Ma le trattative e le aziende private (perché Alitalia è un’azienda privata, dopotutto) finiscono, eccome.

UNA PROPOSTA RIVELATRICE

Tra le varie proposte avanzate dai sindacati, c’è n’è una particolarmente rivelatrice di una cultura levantina e che, più delle altre ha spinto Air France-Klm alla rottura della trattativa. Si tratta dell’idea di far conferire alla “Nuova Alitalia” la quota di Az Servizi detenuta da Fintecna (51 per cento). Insomma, si doveva smontare quella separazione avviata da Cimoli due anni fa e la cui inevitabilità sembrava ormai essere stata accettata. Il desiderio dei sindacati era che lo Stato, tramite Fintecna, partecipasse all’aumento di capitale di Alitalia. Evidentemente, perché si contava, grazie al rientro dello Stato nella partita, di far digerire al nuovo azionista di maggioranza straniero il ritorno in azienda di una serie di attività strutturalmente in perdita, oltre che il mantenimento di altre attività (cargo aereo, rotte da e per Malpensa e chissà cos’altro) che, secondo il piano Spinetta, si dovevano dismettere per riportare la compagnia alla redditività. Peccato che le perdite generate da quelle attività non sarebbero rimaste a carico del solo azionista pubblico, ma anche e soprattutto di Air France-Klm.
Quel che è peggio, la stravagante proposta ha rivelato a Spinetta e ai suoi che i sindacati non avevano capito e/o non condividevano realmente il proposito di risanare Alitalia e volevano realizzare la più gattopardesca delle operazioni: cambiare tutto per non cambiare nulla, compreso il loro consueto “modus operandi”, consistente nello spolpare Alitalia fino all’osso a spese dei contribuenti, con l’avallo della politica.

SCRICCHIOLII NEL FRONTE SINDACALE

Non è chiaro se a spingere i sindacati a dichiarare, dopo meno di 24 ore dalla rottura di Spinetta, la loro disponibilità a trattare ancora con Air France-Klm ci sia più il desiderio di un altro giro di valzer sotto i riflettori, oppure la realistica presa d’atto di aver compiuto un errore madornale nel costringere l’unico interlocutore rimasto ad alzarsi dal tavolo o infine la constatazione che la loro popolarità presso gli stessi dipendenti della compagnia è in rapida discesa. La esplicita rottura del “fronte sindacale” da parte degli impiegati di Alitalia a Roma, così come dei lavoratori di stanza in Francia e il loro dichiarato appoggio al piano di Air France-Klm sono il segno di una situazione che è ormai sfuggita al controllo delle pur numerose sigle sindacali attive nella compagnia.
Staremo ora a vedere se, come e quando le trattative riprenderanno. Ma certo i sindacati del settore sono riusciti a perdere anche quel poco di credibilità che era loro rimasta, mostrando – insieme ad alcuni politici – un’irresponsabilità insostenibile, mentre la cordata fantasma ha dimostrato ancora una volta quello che tutti sanno: che i fantasmi non esistono (fino a prova contraria).

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Al buio tutti i semafori sono neri... (m3t4llica)

"sono abituato a prendere sul serio anche me stesso quando scrivo vaccate... quindi prendo sul serio qualsiasi idiota come me"
(citazione dalle opere di QED, poeta Parmigiano del secolo scorso, non si sa se ancora in vita)
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